Gli anni della maturità

Quando i Francesi di Luigi XII invasero il ducato di Milano, Leonardo, insieme all'amico Luca Pacioli, si diresse verso Venezia portando via con sè i suoi taccuini ed i suoi manoscritti e molti dei suoi studi pittorici e dei suoi disegni.
Sostò a Vaprio d'Adda, presso Francesco Melzi, suo discepolo prediletto, e poi fu ospite dei Gonzaga a Mantova.
I signori volevano trattenerlo a corte e Isabella d'Este gli commissionò il proprio ritratto, di cui oggi resta al Louvre il cartone, realizzato con carboncino e pastello.

Nel marzo del 1500 Leonardo giunse a Venezia, dove si trattenne.


Qui divenne amico di Stefano Ghisi, che studiava i movimenti delle maree e fece studi geologici e rilievi topografici, progettando delle difese sul confine orientale della repubblica.
Vasari, nella vita del Giorgione, dà un ragguaglio interessante sull'influenza che Leonardo esercitò a Venezia: "Haveva veduto Giorgione alcune cose di mano di Leonardo, molto fumeggiate et cacciate, come si è detto, terribilmente di scuro. E questa maniera gli piacque tanto, che mentre visse sempre andò dietro a quella: et nel colorito a olio la imitò grandemente".

Dopo aver offerto la sua consulenza alla repubblica veneziana per dei lavori di ingegneria militare, Leonardo tornò a Firenze, ospite del convento dei Serviti alla Santissima Annunziata.
Qui rimase fino al 1506. In questo lasso di tempo realizzò dei dipinti che furono determinanti per l'evoluzione successiva della pittura cinquecentesca. Fra questi il più noto, la Madonna con Sant'Anna, riprende il tema della composizione piramidale, che Leonardo aveva già affrontato nella Vergine delle rocce.

L'interesse del maestro per i lavori scientifici non decrebbe nè venne meno in questi anni. Venne preso dal problema della regolamentazione delle acque dell'Arno e da uno studio al quale fu chiamato per dar parere circa la causa della rovina del Monte San Salvatore dell'Osservanza, che egli scoprì essere dovuta allo spostamento naturale degli strati per l'infiltrazione d'acqua seguite alle opere fattevi.
Trovò un compagno di studi in Giovanni di Amerigo Benci, col quale trattò argomenti di cosmografia e del quale ritrasse la sorella Ginevra in un quadro che è andato perduto.

Nel 1502 Leonardo fu alle dipendenze di Cesare Borgia, figlio del papa Alessandro VI, che aveva in breve tempo conquistato lo Stato di Urbino.
Lavorò come architetto alla costruzione di scalinate, scolatoi, adattamenti di vecchi edifici ed alla progettazione e costruzione di nuovi, specialmente fortezze.
Nell'agosto 1502 ebbe da Cesare Borgia una lettera con la quale veniva incaricato di ispezionare, come ingegnere generale, tutte le fortezze dei suoi stati.


Ma la situazione politica precipitò e Leonardo, nel marzo dell'anno seguente, tornò di nuovo a Firenze.

Fu allora che, secondo il Vasari, iniziò a lavorare al ritratto di Monna Lisa, figlia di Anton Maria di Noldo Gherardini, abitante a Firenze, nel quartiere di S.Spirito, e andata sposa a Francesco di Bartolomeo di Zanobi del Giocondo.
Vasari scrive che per portare a termine l'opera impiegò quattro anni.
Il quadro è stato messo in relazione col f.9 del Trattato sulla Pittura che ricordano il fine del ritratto, quando esso abbia per soggetto "una bellezza umana composta di proporzionalità di belle membra":
"Tutti i sensi, insieme con l'occhio, la vorrebbero possedere, e pare che a gara vogliano combattere con l'occhio. Pare che la bocca se la vorrebbe pigliare per sè in corpo, l'orecchio piglia piacere d'udire le sue bellezze, il senso del tatto la vorrebbe penetrare per tutti i suoi meati, il naso ancora vorrebbe ricevere l'aria che al continuo da lei spira"

Nel 1506 Leonardo tornò a Milano, invitato dal governatore di Francia Charles d'Amboise, ma nel frattempo aveva preparato gli studi per la Battaglia d'Anghiari e stilato quelle osservazioni sul volo degli uccelli che occupano gran parte del MS K. Sullo stesso manoscritto ci sono infatti appunti e schizzi per la realizzazione del quadro.

L'affresco della battaglia, avvenuta il 29 giugno del 1440 fra i Fiorentini ed i soldati del duca di Milano, era destinato a trovare un contrappunto nella battaglia di Cascina, un episodio della guerra di Pisa, che doveva essere dipinto da Michelangelo.
Quando Leonardo, finito il cartone, prese ad occuparsi dell'affresco, volle seguire le indicazioni di un passo di Plinio nel preparare uno stucco da rassodare col calore, e tentò quindi di far asciugare la pittura col fuoco. Scrive l'Anonimo Gaddiano: " ...in basso dove il fuoco arrivava ottenne la disseccazione, ma in alto, per la distanza grande, il calore non arrivava, e la materia colò".
I cartoni sono andati perduti, ma la loro memoria e la loro eco presso i contemporanei restarono vivissimi.

A Milano Leonardo soggiornò fino al 1513 e qui, oltre ai consueti progetti di ingegneria idraulica e di architettura, si applicò alla realizzazione di un monumento equestre per Gian Giacomo Trivulzio e dipinse la Sant'Anna che oggi è al Louvre.

Nel 1513 si trasferì a Roma, dove alloggiò in Vaticano sotto la protezione di Giuliano de' Medici. Ormai piuttosto anziano, si appartò dai fasti di una Roma che era dominata dalla cerchia di Raffaello e realizzò una serie di fantastici disegni sul tema del Diluvio. E' durante questo soggiorno romano che dipinse il San Giovanni Battista ed il Bacco, due figure dalla bellezza enigmatica e dal volto ambiguo che richiamano vagamente i tratti della Gioconda.

Dal 1517 il maestro visse in Francia, dove godè di grandi onori e quasi della venerazione di Francesco I, che lo fece "premier peintre, architecte et méchanicien du roi".
Risiedette nel castello di Cloux fino alla morte, che avvenne il 2 maggio 1519.