Leonardo Scultore

L'attività di Leonardo come scultore è legata ad un monumento che ebbe larga fama e che, paradossalmente, colpì profondamente la fantasia dei contemporanei senza essere mai portato a compimento: la statua equestre di Francesco Sforza.
Nei suoi appunti, Leonardo scrisse di essere stato chiamato a Milano nel 1482 per eseguire il modello e fondere questo monumento e, durante i primi dieci anni di soggiorno in questa città, tornò a più riprese sul progetto, senza che se ne vedessero i risultati effettivi.


Dopo il 1485 il ducato attraversò una fase di quiete politica e ciò indusse il Moro, fino ad allora troppo preso dagli affari di Stato, a sollecitare il compimento della scultura tanto attesa.
Nel 1489 sembra che Leonardo avesse appena terminato gli studi preparatori, ma non doveva essere stato ancora fatto niente di concreto, dato che, spazientito, Ludovico, il 22 luglio 1489, scrisse una lettera a Pietro Alamanni, ambasciatore fiorentino a Milano, per chiedergli un maestro in grado di portare a termine il lavoro.
Leonardo probabilmente seppe della lettera e tornò con più lena sul progetto del monumento.
Sembra che la prima idea per il lavoro gli venisse da un'incisione di Antonio del Pollaiuolo, in cui si vede un cavaliere balzare su di un nemico caduto.

Il maestro abbozzò vari schizzi e disegni in questa fase del progetto e il 31 agosto probabilmente il modello era già realizzato, se Leonardo potè chiedere a Platino Plato, oratore e poeta, un epigramma da mettere sulla statua.

Possiamo farci un'immagine della scultura da alcuni piccoli bronzi leonardeschi, a cominciare da quello del Museo di Budapest, con un cavaliere su di un cavallo impennato.

Ma qualche tempo dopo Leonardo ebbe una nuova idea, uno di quei perfezionamenti che gli facevano tanto spesso abbandonare un progetto iniziato e che suscitavano lo scontento dei suoi committenti, ansiosi di vedere l'opera compiuta.
All'inizio del Codice C scrive infatti, in data 23 aprile 1490:
"chominciaj questo libro e richominciaj il cavallo".
Il modello della statua, finalmente a punto nel 1492 era, secondo il Vasari "di meravigliosa grandezza" e, come precisa Luca Pacioli in "De divina Proportione", era "alto da la cervice a piana terra braccia 12 e pesante 200.000 libbre di bronzo".

Giuliano da San Gallo, che lo vide, "parlando con esso Leonardo del getto che voleva fare del suo cavallo n'ebbe bonissimi documenti".
Scrive Vasari:
"...propose al duca fare un cavallo di bronzo di maravigliosa grandezza, per mettervi in memoria l'imagine del duca. E tanto grande lo cominciò e riuscì, che condur non si potè mai. Ècci opinione che Lionardo, come dell'altre cose sue faceva, lo cominciasse perchè non si finisse; perchè, sendo di tanta grandezza in volerlo gettar d'un pezzo, lo cominciò, acciò fosse difficultà di condurlo a perfezzione".
Per le feste di nozze di Bianca Maria Sforza, sorella di Galeazzo, con Massimiliano d'Austria, nel novembre del 1493, il modello della statua in creta si ergeva alto sulla piazza, al centro dell'apparato architettonico d'occasione che era stato composto di fronte al Castello.

I poeti Lancino Cuzzio e Baldassare Tacconi si fecero interpreti della vasta eco di entusiasmo suscitata dal modello leonardesco.
Quanto si può ricostruire del monumento sulla base di alcune miniature e di una stampa, è un gruppo in cui Francesco Sforza appare a cavallo, a capo scoperto, e impugna il bastone di comando nella mano destra, mentre con la sinistra regge le briglie.

Il cavallo, con le zampe anteriori sollevate, scavalcava un guerriero caduto a terra.

Leonardo eseguì vari studi sulla testa del condottiero, che si possono tutti riassumere nel disegno della raccolta Malcom conservato al British Museum, nel quale appare il busto di un guerriero vestito di un'armatura da parata.

La fusione della statua non avvenne mai, e rimasero soltanto gli studi preparatori di Leonardo. Forse il Moro non riuscì a fornire la quantità di bronzo necessaria.
Il modello che era stato posto sulla piazza venne gravemente danneggiato nel 1499 dagli arcieri guasconi, che ne fecero bersaglio, e subì altri danni.

Ma forse non furono danni così gravi, se è vero che Luigi XII, nel novembre del 1499, andò a vederlo e se, nel 1501, venne rivolta dal Duca d'Este una richiesta per farlo trasportare a Ferrara, dato che "ogni dì si va guastando perchè non se ne ha cura".

Il governatore francese, Cardinale d'Amboise, rispose che, dato che il monumento era stato veduto dal re di Francia, egli non poteva farlo spostare senza essere stato da lui autorizzato.