Il "Codice sul volo degli uccelli"

Questo codice venne scritto da Leonardo dal 14 marzo 1505 al 15 aprile 1505, mentre si trovava a Firenze.
Eccezionalmente, si può ricostruire passo per passo la vicenda del codice nel suo passaggio da un proprietario all'altro.
Insieme alla maggioranza dei manoscritti, venne ereditato da Francesco Melzi, poi, diciassette anni dopo la morte di questi, venne rubato dalla casa di Vaprio d'Adda da Lelio Gavardi, insieme ad altre carte leonardiane. Gavardi lo consegnò al Rev. Padre Giovanni Ambrogio Mazenta, perchè lo restituisse, e Orazio Melzi ne fece dono al sacerdote.
Il codice passò quindi ad un suo erede, che lo vendette a Pompeo Leoni.
Cleodoro Calchi, un erede di questi, vendette il codice a Galeazzo Arconati il quale, il 21 gennaio 1637, ne fece dono alla Biblioteca Ambrosiana.
Napoleone Bonaparte fece di questo codice, come di molti altri manoscritti leonardiani, bottino di guerra. Il codice venne trasportato, con altri manoscritti vinciani, alla Biblioteca Nazionale di Parigi, da dove passò all'"Institut de France".
Ma le peregrinazioni del codice continuano in modo avventuroso. Il manoscritto era rilegato insieme al codice B. Poco prima del 1848 un bibliofilo, Giacomo Libri, lo distaccò per trafugarlo.
Il manoscritto tanto ambito venne quindi ritrovato dal conte Giacomo Manzoni fra le carte dell'ultimo proprietario nel dicembre 1867 e venne da lui acquistato poco dopo.
Ma ne mancavano già cinque fogli.
Nel 1892 lo comprò dai Manzoni lo studioso Teodoro Sabachnikoff, e ne fece dono alla regina Margherita.
Intanto i cinque fogli dispersi seguivano la loro strada.
Alla fine uno di essi venne acquistato dallo stesso Sabachnikoff, mentre gli altri quattro vennero donati dal ginevrino Enrico Fatio a Vittorio Emanuele III.
Attualmente, il codice è conservato alla Biblioteca ex Reale di Torino.
Il "Codice sul volo degli Uccelli" ha questo nome perchè tratta prevalentemente del volo degli uccelli, ma bisogna osservare che Leonardo indica con il termine di "uccelli" sia i volatili, sia le macchine progettate per il volo.
L'idea di Leonardo era quella di stendere un intero trattato sull'argomento e nel manoscritto F suddivide infatti la materia in quattro libri: il primo doveva definire la natura della resistenza dell'aria, il secondo descrivere l'anatomia dell'uccello e le sue penne, il terzo studiare la funzione delle penne nel volo e l'ultimo sarebbe stato dedicato all'uso della coda e delle ali in volo con il vento favorevole.
Il "Codice sul volo degli Uccelli" rimase, comunque, l'unica trattazione organica sull'argomento. Esso si compone di 18 fogli, che includono 174 disegni.

Alcune carte del Codice