Gli anni fiorentini

Alla bottega del Verrocchio, nella quale era entrato come apprendista a diciassette anni, Leonardo inizialmente fece propri quegli elementi che erano tipici del Rinascimento fiorentino, quindi acquistò uno stile personale nel dipingere e infine superò certi tratti aspri che erano una caratteristica della pittura del maestro.

Non è facile stabilire con precisione quali furono il carattere e l'apporto di Leonardo alle opere del Verrocchio, dato che a bottega gli allievi collaboravano strettamente, ma certamente la personalità leonardesca spicca in un Paesaggio con la valle dell'Arno che è il più antico lavoro attribuibile al giovane.
La prima opera che la critica gli assegna è però l'angelo dipinto sulla sinistra della tavola del Verrocchio intitolata Battesimo di Cristo.

La tavola dell'Annunciazione reca ancora forti i tratti derivati dall'apprendistato presso il maestro e palesa ancora alcune incertezze, specialmente nella figura della Vergine, ma è veramente magistrale in alcuni tratti, come la fuga prospettica del muro che fa angolo alle spalle della Madonna.
Già emergono in questo quadro le caratteristiche del Leonardo più maturo, nella attenzione ai dettagli naturali del paesaggio e nel gusto particolare per le azzurrità dell' atmosfera nella veduta oltre la balaustra.

Leonardo sfida i canoni botticelliani della bellezza femminile - che volevano la donna ritratta come tipo etereo e idealmente atemporale - nel Ritratto di Ginevra Benci, risalente agli anni fra il 1474 ed il 1477, in cui la fanciulla appare con tratti individualizzati e fortemente marcati.

E' forte l'influenza del Verrocchio in due dipinti di poco successivi, che rappresentano entrambi la Madonna col Bambino, la Madonna del garofano e la sorridente Madonna Benois, che comunque già evidenziano, nella disposizione delle fonti di luce e nella delicata scelta dei colori, quelle caratteristiche che saranno tipiche del Leonardo successivo.

L'opera che secondo la critica esprime la definitiva maturazione del giovane da Vinci è l'Adorazione dei Magi, in cui è preponderante l'analisi psicologica dei personaggi: il bambino e la Madonna al centro della scena sono l'elemento sul quale converge l'emozione di una folla, che appare sconvolta dall'evento.
Sullo sfondo, i cavalieri che duellano fra possenti rovine simboleggiano la parte di umanità ancora non toccata dal messaggio della salvezza.

L'ultimo lavoro realizzato da Leonardo a Firenze, prima di partire per Milano, è il San Gerolamo, che riflette, nell'atteggiamento e nel corpo della figura del santo, gli interessi anatomici di Leonardo e denota una grande abilità nella mano del pittore.

Ma, contemporaneamente agli interessi pittorici, il giovane Leonardo coltivava i suoi studi scientifici, ed era preso da idee di meravigliose invenzioni.

Così scrive di lui il Vasari:

"Et ogni giorno faceva modegli e disegni da potere scaricare con facilità monti, e forargli per passare da un piano ad un altro, e per via di lieve e di argani e di vite mostrava potersi alzare e tirare pesi grandi; e modi di votar porti, e trombe da cavare de' luoghi bassi acque, che quel cervello mai restava di ghiribizzare.."

Sono quei progetti di ingegneria idraulica che torneranno così espliciti e precisi nel "Codice Leicester.

Il giovane Leonardo ebbe un'altra caratteristica peculiare: fu sempre affascinato dagli uccelli e dal loro volo, e, in generale, ebbe un eccezionale ascendente sugli animali.
Scrive ancora Vasari già a proposito di questi anni che "spesso, passando dai luoghi dove si vendevano uccelli, di sua mano cavandoli dalla gabbia e pagatogli a chi li vendeva il prezzo che n'era chiesto, li lasciava in aria a volo, restituendoli la perduta libertà."
Era già l'uomo che avrebbe scritto il "Codice sul volo degli uccelli".