Monna Lisa detta La Gioconda

Quadro risalente al 1503-1506 e 1513
Tavola, 77x53 cm
Museo del Louvre


Ultimamente non è più certa l'identificazione della donna ritratta con Monna Lisa, moglie di Francesco del Giocondo, come vorrebbe il testo del Vasari. Sul dipinto si sono versati fiumi d'inchiostro ed ogni lode è sembrata insufficiente, ogni commento poco acuto per descrivere un quadro in cui la naturalezza d'impostazione della figura, la morbidezza dei panneggi e la straordinaria "atemporalità" dell'insieme, con quel fondo di azzurrità rocciose che fa risaltare il tenero colore dell'incarnato, contribuiscono a creare un incantesimo che ha superato la pittura di tutti i tempi.
Scrive Vasari del dipinto:
"Prese Lionardo a fare per Francesco del Giocondo il ritratto di Mona Lisa sua moglie; e quattro anni penatovi lo lasciò imperfetto, la quale opera oggi è appresso il Re Francesco di Francia in Fontanableo; nella qual testa chi voleva vedere quanto l'arte potesse imitar la natura, agevolmente si poteva comprendere, perchè quivi erano contraffatte tutte le minuzie che si possono con sottigliezza dipignere.
Avvenga che gli occhi avevano que' lustri e quelle acquitrine che di continuo si veggono nel vivo, et intorno a essi erano tutti que' rossigni lividi et i peli, che non senza grandissima sottigliezza si posson fare.
Le ciglia per avervi fatto il modo del nascere i peli nella carne, dove più folti e dove più radi, de girare secondo i pori della carne, non potevano essere più naturali.
Il naso, con tutte quelle belle aperture rossette e tenere, si vedeva essere vivo.
La bocca, con quella sua sfenditura con le sue fini unite dal rosso della bocca con la incarnazione del viso, che non colori ma carne pareva veramente.
Nella fontanella della gola, chi intentissimamente la guardava, vedeva battere i polsi: e nel vero si può dire che questa fussi dipinta d'una maniera da far tremare e temere ogni gagliardo artefice e sia qual si vuole.
Usòvi ancora questa arte, che essendo Mona Lisa bellissima, teneva mentre che la ritraeva, chi sonasse o cantasse, e di continuo buffoni che la facessino stare allegra, per levar via, quel che di malinconico che suol dare spesso la pittura a i ritratti che si fanno. Et in questo di Lionardo vi era un ghigno tanto piacevole che era cosa più divina che umana a vederlo, et era tenuta cosa maravigliosa, per non essere il vivo altrimenti".