Quadro risalente al 1510-1513 circa
Tavola, 168x122 cm
Parigi, Museo del Louvre
Questo dipinto, impostato, come la Vergine delle rocce, su di una composizione a struttura piramidale, risale probabilmente all'ultimo periodo milanese di Leonardo ed è la versione definitiva di un tema già affrontato in un famoso cartone andato perduto, ed in un quadro conservato ora alla National Gallery.
L'atmosfera intima della scena, imperniata sull'amorevole tendere delle braccia e
sul tenero volgere degli sguardi delle figure l'una verso l'altra, apre un quadro di
pacata tranquillità.
Le montagne e i ghiacciai immersi nell'atmosfera azzurra dello sfondo richiamano tante
pagine di Leonardo sul colore dell'aria alle grandi distanze.
Scrive del cartone del dipinto il Vasari:
"In questo mezzo fece un cartone dentrovi Nostra Donna et una Santa Anna, con un
Cristo, la quale non pure fece maravigliare tutti gli artefici, ma finita ch'ella fu,
nella stanza durarono duoi giorni di andare a vaderla gli uomini e le donne, i giovani et
i vecchi, come si va a le feste solenni, per vedere le maraviglie di Lionardo, che fecero
stupire tutto quel popolo. Perchè si vedeva nel viso di quella Nostra Donna tutto quello
che di semplice e di bello può con semplicità e bellezza dare grazia a una madre di
Cristo; volendo mostrare quella modestia e quella umiltà che in una vergine contentissima
di allegrezza del vedere la bellezza del suo figliuolo, che con tenerezza sosteneva in
grembo; e mentre che ella con onestissima guardatura a basso scorgeva un santo Giovanni
piccol fanciullo che si andava trastullando con un pecorino, non senza un ghigno d'una
santa Anna che, colma di letizia, vedeva la sua progenie terrena esser divenuta
celeste".