E' certo, ed è confermato dal Vasari, che il giovane Leonardo
a Firenze studiasse musica con ottimi maestri. Secondo il Péladan, anzi, il suo
insegnante fu addirittura il noto Squarcialupi.
In seguito, è probabile che anche in questa materia egli divenisse un geniale
autodidatta. Vasari scrive che "...Dette alquanto d'opera alla musica, ma tosto si
risolvè a imparare a sonare la lira, come quello che da la natura aveva spirito
elevatissimo e pieno di leggiadria, onde sopra quella cantò divinamente allo
improviso".
Il fatto che Leonardo, a quei tempi, sapesse cantare con bella voce accompagnandosi sulla
lira fa supporre una preparazione musicale completa. L'autore delle vite dei pittori
aggiunge, anzi, che "Superò tutti gli altri musici".
Fu proprio portando una splendida lira a testa di cavallo che egli giunse a Milano nel 1482 e probabilmente si produsse a corte anche come musico, accompagnandosi, come esigeva la moda di allora, con imitazioni contrappuntistiche di marca fiamminga.
La tradizione vuole che Leonardo arrivasse a Milano portando con sè un musico suo allievo, Atalante Migliorotti. Certamente si esibì come musicista alla corte sforzesca ed è quasi inevitabile pensare che studiasse insieme al noto Franchino Gaffurio, che ne faceva parte.
Con altrettanta sicurezza si può dire che intrattenne rapporti piuttosto stretti con
quattro liutai di origine lionese, i due Dieufoprugar, Idest, Tiefenbrucker.
Quanto invece ai codici vinciani, essi abbondano di disegni di strumenti
musicali.
Fra questi, il più ricorrente è la gironda, o sinfonia, della quale il maestro propose
modifiche volte a migliorare il maneggio e l'uso.
Molto spesso egli tende a meccanizzare il gesto del suonatore, ad esempio disegnando
tamburi e timpani con una ruota dentata che renda regolare il rullo e con una vite
destinata a tendere la membrana in modo omogeneo.
Uno dei suoi strumenti prediletti sembra essere il rullo a spine, che esegue
automaticamente un canone col solo girare della manovella.
Leonardo immaginò anche uno strumento nuovo, capace di suonare per mezzo di un apparecchio meccanico, che definì "viola organista" e, in una pagina del "Codice Atlantico", lo disegnò due volte, cancellando con un segno e marcando con la parola "falso" uno dei due tentativi.
Lo stesso progetto venne ripreso e completato al f.218r.
Vi appare uno strumento in cui le corde vengono sfregate da una ruota, oppure, nella
versione successiva, messe a contatto con una striscia di crini in movimento.
Ultimamente si tenderebbe ad attribuire a Leonardo anche l'invenzione del violino, che venne effettivamente maturata negli anni della sua vita, ma non ci sono elementi certi per questa attribuzione.