Il "Codice Leicester" e la Pittura

Al f.4r del Codice Leicester, intitolato "Del colore dell'aria", Leonardo scrive:
"Dico, l'azzurro, in che si mostra l'aria, non essere suo proprio colore, ma è causato da umidità calda, vaporata in minutissimi e insensibili attimi, la quale piglia dopo sè la percussion de' razzi solari e fassi luminosa sotto la oscurità delle immense tenebre della regione del fuoco, che di sopra le fa coperchio; e questo vedrà, come vid'io, chi andrà sopra Mon Boso, giogo delle Alpi, che dividano la Francia dall'Italia....Ancora, per esemplo del colore dell'aria alleghereno il fumo nato di legne secchie e vecchie, lo quale, uscendo de' camini, pare forte azzurreggiare quando si trova infra l'occhio e 'l loco oscuro, ma, quando monta in alto e s'interpone infra l'occhio e l'aria illuminata, immediate si dimostra di colore cenerognolo; e questo accade perchè non à più oscurità dopo sè, ma in loco di quella à l'aria luminosa; e se tal fumo sarà di legne verdi e giovani, allora non penderà in azzurro, perchè, non sendo trasparente, e pien di superchia umidità, esso fa ufizio di condensata nuvola, che piglia in sè lumi e ombre terminate come se solido corpo fussi. E 'l simile fa l'aria, che la troppa umidità la rende bianca e la poca infusa col caldo la rende oscura, di color scuro azzurro; e questo ci basta in quanto alla definizione del calore dell'aria.
Benchè si potrebbe ancora dire che se l'aria avessi per suo naturale colore esso azzurro trasparente, seguirebbe che dove s'interponessi maggiore quantità d'aria infra l'occhio e l'elemento del foco che quivi si comparirebbe il suo azzurro con maggiore oscurità, come si vede nelli vetri azzurri e ne' zaffiri li quali si mostran di tanto più oscuri quanto essi son più grossi.
E l'aria in questo caso adopra in retto contrario, con ciò sia che dove più in quantità s'interpone infra l'occhio e la spera del foco tanto più oscuro l'azzurro ci si mostra, ancora che noi stiamo nelle basse pianure.
Adunque segue per quel ch'io dico che l'aria piglia l'azzurro mediante li corpuscoli dell'umidità che pigliano i razzi luminosi del sole.
Vedesi ancora la differenzia nelli attimi di polvere o nelli attimi di fumo ne' raggi solari che passan per li spiraculi delle pariete in lochi oscuri, che l'un razzo pare essere cenereo e l'altro del fumo sottile pare essere di bellissimo azzurro.
Vedesi ancora nell'ombre oscure delle montagne remote dall'occhio l'aria che si trova infra l'occhio e tale ombre parere molto azzurra e nella parte luminosa di tal montagna non variarsi troppo del primo colore".

Per dimostrare che l'aria pare azzurra perchè ha dopo di sè tenebre, si può fare l'esperimento che segue:
"Sia fatto fumo di legne secche in poca quantità; sopra il quale fumo percota li razzi solari; e dopo questo fumo poni una pezza di velluto nero che non sia visto dal sole e vedrai tutto quel fumo, che s'oppone infra l'occhio e la oscurità del velluto, mostrarsi in color di bellissimo azzurro; e se al loco del velluto metti panno bianco, el fumo è cenerognolo.
Come l'acqua, soffiata a uso d'attimi in loco scuro dove passi la spera del sole fa esso razzo azzurro e massime essendo tale acqua distillata, el fumo sottile fa azzurro.
Quest'è detto per per mostrare che l'azzurro dell'aria è causato da oscurità che è sopra di lei; e dassi li predetti esempli a chi non confermassi la esperienza di Mon Boso"(f.20r) "Infra i colori che non sono azzurri, quello in lunga distanzia parteciperà più d'azzurro, il quale sarà più vicino al nero.
E così e converso si manterrà per lunga distanzia nel suo proprio colore, il quale sarà più dissimile a detto nero.
Adunque il verde delle campagne si trasmuterà più in azzurro che non fa il giallo o il bianco, e il rosso pure si trasmuta manco che il verde".
Al f.20r scrive ancora, questa volta a proposito del colore dell'acqua e dell'aria, che "la chiarezza dell'aria nascie dall'acqua, che in quella s'è resoluta e fattasi in insensibili graniculi, li quali, preso il lume del sole dall'opposita parte, rendan la chiarezza, che in essa aria si dimonstra; e l'azzurro che in quella apparisce, nascie dalle tenebre, che dopo essa aria si nascondano".

Osservazioni molto simili sono condotte da Leonardo nel Trattato della pittura, nel quale si legge, ad esempio che "l'ombra del bianco veduta dal sole e dall'aria ha le sue ombre traenti all'azzurro" e che "le ombre delle piante non sono mai nere, perchè dove l'aria penetra non po essere tenebre" (Trattato della Pittura f.192).

Nelle stesse notazioni relative all'azzurrità delle ombre, Leonardo nota anche che "mai le ombre siano di qualità che per la loro oscurità tu abbia a perdere il colore ove si causano, se già il luogo dove i corpi sono situati non fosse tenebroso" (Trattato della Pittura f.477).

Non sorprende che in uno studio fondamentalmente scientifico, come il "Codice Leicester", Leonardo faccia osservazioni di carattere pittorico tanto simili a quelle registrate nel "Trattato della Pittura", se è vero che proprio negli anni in cui stilava il manoscritto, attorno al 1508, compì delle escursioni sulle Alpi con fini di analisi geologica che gli consentirono anche di effettuare osservazioni sul colore dell'aria a grandi altitudini e da grande distanza.
Gli studi di Leonardo a carattere scientifico, del resto, mostrano sempre una correlazione con la sua personalità di artista e spesso schizzi e disegni ideati per fini pittorici e di analisi mostrano la medesima accuratezza.