Archimede

Archimede nacque a Siracusa nel 287 a.C. e fu probabilmente allievo di Euclide.
Forse fece un viaggio in Egitto e studiò ad Alessandria, per tornare di qui a Siracusa, dove scrisse la maggior parte delle sue opere.
A Siracusa morì ucciso da un soldato romano durante il sacco della città, che si era alleata con Cartagine. Alla difesa partecipò ideando geniali macchine da guerra (gli "specchi ustori"). Secondo la leggenda il soldato romano, prima di trafiggerlo, aveva intimato più volte allo scienziato di seguirlo dal console ma questi, assorto nei suoi calcoli, non gli aveva prestato ascolto.
Alcune delle opere di Archimede furono tradotte in latino nel Medioevo, altre andarono perdute fin dall'antichità. Furono molto ricercate nel Rinascimento e accuratamente studiate da coloro che si applicavano agli studi sul calcolo infinitesimale.
Le opere di Archimede che sono giunte fino a noi riguardano la quadratura della parabola, i problemi geometrici concernenti la sfera ed il cilindro. Ci restano anche un trattato sulle spirali ed uno sui conoidi e sugli sferoidi e una trattazione sulla misura del circolo.
Nell'"Arenario" Archimede si propone di contare il numero dei granelli di sabbia che riempirebbero una sfera avente per centro il Sole e per circonferenza le stelle fisse. In questa opera lo scienziato tenta di misurare il diametro del disco solare.
Ne "Il Metodo", trattato scoperto nel 1906 in un manoscritto del X secolo a Costantinopoli, Archimede svela il metodo seguito nelle sue ricerche, che consiste nell'immaginare le figure come pesanti e nel decomporle in striscette pesanti concentrabili nel proprio baricentro.
Archimede pose le basi della statica e dell'idrostatica ed a lui è dovuta la nozione di peso specifico.