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ENEA Inf.IV,122
cit. (figliuol d'Anchise) Inf. I,74; (di Silvio il parente) Inf. II, 13; Inf. II, 32; Inf. XXVI, 93;
(figlio d'Anchise)Pg. XVIII, 137; Pd. VI, 3; (figlio) Pd.XV, 27
Cerchio 1-Limbo, Spiriti Magni

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Enea era figlio di Anchise, membro della famiglia reale troiana, e della dea Venere (Pd.).
Virgilio accoglie la tradizione secondo la quale, dopo la presa di Troia, Enea lasciò la città portando con sè sulle spalle il padre Anchise e recando per mano il figlioletto Ascanio. La moglie Creusa (Pd.), sorella di Ettore, si perse nella confusione della città, durante la fuga.

Enea portò con sè gli dei Penati di Troia e il Palladio e, dopo varie avventure per mare, giunse a Cartagine, dove raccontò alla regina Didone la storia della presa della città. La regina si innamorò di lui e lo trattenne in Africa per molti mesi. Alla fine, sollecitato da Giove, Enea l'abbandonò per riprendere il suo viaggio. Giunto nel Lazio ebbe dal re Latino la promessa del regno e della mano della figlia Lavinia, ma la regina Amata (Pg.) si oppose a questa decisione. L'opposizione di Turno, cui Lavinia era stata già promessa in sposa, e degli stessi Latini indusse Enea a cercare alleati fra gli Etruschi. Forte dell'appoggio di Cere e del re Evandro, conquistò Laurento, capitale dei Latini, e uccise in duello Turno.

Fin qui giunge la narrazione l'Eneide.
In seguito Enea ebbe da Lavinia un figlio, chiamato Silvio, che fu progenitore della dinastia reale di Alba Longa. La leggenda narra di come, durante una battaglia presso il fiume Numicio, egli sparisse fra lampi e tuoni e comparisse poi al figlio Ascanio per rivelargli di essere stato assunto fra gli dei.