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Guardiano: Pluto
Dannati: Avari e Prodighi
Questi dannati, anonimi ed irriconoscibili, sono considerati da Dante i più numerosi dell'Inferno: l'avarizia consiste nell'indebito attaccamento agli splendori mondani, denaro o glorie che siano, che oscura l'intelligenza umana:
Inf. VII, 40-42
... Tutti quanti fuor guerci (ciechi)
sì de la mente in la vita primaia,
che con misura nullo spendio ferci.
Dante, inoltre, constata come molti dei dannati siano uomini di chiesa.
Inf. VII, 46-48
Questi fuor cherci (chierici, ecclesiastici), che non han coperchio
piloso al capo (la tonsura), e papi e cardinali,
in cui usa avarizia il suo soperchio (eccesso).
Pena: Inf. VII, 58-59 Mal dare e mal tener lo mondo pulcro (il Paradiso) ha tolto loro, e posti a questa zuffa. Nel semicerchio di sinistra gli avari, in quello di destra i prodighi, si muovono velocemente in tondo, tanto da sembrare ballare la ridda, un ballo di ritmo vorticoso, spingendo col petto un masso pesante, scontrandosi gli uni con gli altri. |
Contrapasso:
Inf. VII, 53-54
La sconoscente vita che i fè sozzi,
ad ogne conoscenza or li fa bruni.
La conoscenza cui gli avari ed i prodighi hanno rinunciato con una vita senza misura, in cui non hanno saputo frenare con la ragione la tendenza accaparratrice o dissipatrice per contrapasso ora li rende irriconoscibili, affannati a portare avanti un inutile peso.
Un'altra forma di contrapasso, poi, si aggiungerà dopo il Giudizio Universale: "questi resurgeranno del sepulcro / col pugno chiuso, e questi coi crin mozzi" (Inf. VII, 53-54).
Gli avari, che troppo avevano stretto il denaro, risorgeranno, dunque, con la mano serrata, i prodighi con i capelli rasati, simbolo, secondo gli antichi commentatori, dell'aver troppo sperperato.
Personaggi: Come gli usurai, gli avari ed i prodighi sono anonimi: qui è posto l'accento sugli ecclesiastici avidi di beni terreni, mentre fra gli usurai l'accento è posto sui nobili corrotti dalla smodata sete di guadagno.