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SORDELLO Pg. VI, 58;
Pg.VII, 3; Pg.VIII, 38; Pg. IX, 58;

Antipurgatorio, balzo 2 - negligenti, pentiti in punto di morte

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Sordello era il più celebre dei trovatori italiani al tempo di Dante.
Era nato all'inizio del sec.XIII a Goito, in territorio mantovano, ed è per questo che riconosce Virgilio come suo concittadino (Pg. VI,70-75). Sordello, appartenente ad una famiglia nobile, ma stretta dalla miseria, fu presto posto al servizio del conte Riccardo di S. Bonifacio, signore di Verona, della cui sposa, Cunizza da Romano (Pd.), sorella di Ezzelino da Romano (Inf.), cantò nel modo tipico dell'amor cortese.

Sordello si stabilì, poi, in Provenza presso la corte di Raimondo Berengario IV (Pd.), padre di Beatrice di Provenza, data in sposa a Carlo I d'Angiò. E proprio al seguito di Carlo I d'Angiò, il poeta rientrò in Italia nel 1269 dove, poco dopo, morì.
Durante il soggiorno provenzale perfezionò la conoscenza della lingua e della tecnica trobadorica e scrisse nel 1236 la sua composizione più famosa: il "Compianto in morte di ser Blacatz". Si tratta di una satira-invettiva politica in cui vengono passate in rassegna le manchevolezze dei maggiori personaggi politici del XIII secolo.

Tutto ciò ha probabilmente suggerito a Dante di fare di Sordello la guida nella discesa alla Valletta dei principi e di far pronunciare proprio a lui le aspre critiche nei confronti dei principi contemporanei. Del resto con la sua esistenza maturata dalla spregiudicatezza della gioventù alla saggezza dell'età matura, che gli consentì di ricoprire il ruolo di stimato ed ascoltato consigliere politico, Sordello ben si prestava a divenire la figura idealizzata e paradigmatica, nel Purgatorio dantesco, del poeta politico.