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MARCO LOMBARDO Pg. XVI, 25 (46)
Cornice III - iracondi

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L'identificazione di questo personaggio è impossibile a causa delle scarse notizie fornite da Dante. Come molti altri personaggi del Purgatorio il suo profilo biografico è limitato al nome ed alla caratteristica saliente della sua spiritualità:

Pg. XVI,47-48
Del mondo seppi, e quel valore amai
al quale ha or ciascun disteso l'arco.

Si tratta, dunque, di un personaggio della Marca Trevigiana, vissuto nella seconda metà del XIII sec., uomo di corte di provate virtù, saggezza e liberalità, che presto divenne motivo di ispirazione per la novellistica popolare, cui Dante, gli antichi commentatori della Commedia, e, in seguito, il Boccaccio attinsero.


Marco Lombardo fue nobile uomo di corte, e savio molto. Fu, a uno Natale, a una cittade dove si donavano molte robe (vestiti); e non n'ebbe niuna. Trovò un altro uomo di corte, il quale era nesciente (ignorante e sciocco) appo (a paragone di) lui, e avea avute robe. Di questo nacque una bella sentenzia, ché quello giullare disse a Marco:'Che è ciò, Marco, che io ho avuto sette robe, e tu niuna? E sì (eppure) se' tu troppo migliore e più savio di me! Quale è la cagione?'. E Marco rispose:'Non è per altro, se non che tu trovasti più de' tuoi (sciocchi simili a te) ch'io non trovai de' miei'. (Il Novellino, novella 44)

L'esemplarità, quasi leggendaria, di Marco, infatti, ben si prestava, nell'ambito della Commedia, per trattare la difficile questione del libero arbitrio e per dare voce alla critica dantesca dei tempi attuali.

Pg. XVI, 121-123
Ben v'en (restano ancora) tre vecchi ancora in cui rampogna
(per mezzo dei quali rimprovera)
l'antica età la nova, e par lor tardo
che Dio a miglior vita li ripogna.

Corrado da Palazzo, Gherardo da Camino e Guido da Castello sono i "tre vecchi" proposti come esempi di antica virtù lombarda.