Personaggi citati
Piccarda Donati
Pg. XXIV,10
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Pd. III, 46-49
I' fui nel mondo vergine sorella (suora);
e se la mente tua ben sé riguarda,
non mi ti celerà l'esser più bella (luminosa),
ma riconoscerai ch'i' son Piccarda. |
Figlia di Simone Donati, Piccarda è sorella di
Forese, l'amico di gioventù del poeta, e di Corso (
"quei che più n'ha colpa" Pg. XXIV, 82-87), il violento capo della parte Nera fiorentina, nonchè cugina della moglie di Dante, Gemma Donati.
La famiglia Donati appartiene, dunque, alla sfera privata della vita di Dante, alla sua giovinezza: la monacazione di Piccarda, bella e giovanissima,
La mia sorella, che tra bella e buona
non so qual fosse più (Pg. XXIV, 10 ),
dice di lei il fratello Forese, dovette colpire il poeta, che si avviava alla maturità umana e poetica, ed un'offesa dovette apparirgli il rapimento dal convento di S. Chiara a Firenze.
Corso, infatti, probabilmente nel decennio compreso fra il 1283 ed il 1293, periodo in cui ricoprì varie cariche pubbliche a Bologna, costrinse la sorella a sposare Rossellino della Tosa, stringendo, così, una parentela molto vantaggiosa per gli interessi della famiglia e per la personale carriera politica.
Pd. III, 106-108
Uomini poi, a mal più ch'a bene usi,
fuor mi rapiron de la dolce chiostra:
Iddio si sa qual poi mia vita fusi.
I primi commentatori riferiscono una leggenda che raccontava come Piccarda avesse ottenuto di conservare la verginità promessa, ammalandosi di lebbra e morendo in pochi giorni, ma Dante, di certo ben informato sulle vicende di casa Donati, lo esclude nettamente se pure stende un velo sulla vita di Piccarda successiva al rapimento: sarebbe stato un inutile scavare fra particolari privati, poichè la vicenda umana di Piccarda, si chiude con quell'evento, il rapimento, che segnò la sua esistenza spirituale.
vedi:
PICCARDA DONATI Pd. III, 49
Cielo I-Luna, Anime mancanti ai voti