BRUNETTO LATINI Inf. XV, 23; Inf. XV, 30
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Figlio di Buonaccorso Latini, Brunetto nacque intorno al 1220. A Firenze fu notaio, poeta e retore e si occupò attivamente di politica per la parte guelfa. Nel 1260 si recò, in qualità di ambasciatore, presso Alfonso X di Castiglia ma, come egli stesso narra, sulla via del ritorno ebbe notizia della disfatta dei guelfi a Montaperti e decise di non tornare in Italia. |
Il peccato di sodomia di Brunetto è noto soltanto per mezzo di Dante e questo ha suscitato non poche perplessità nei commentatori antichi e moderni, disorientati dalla gravità dell'accusa infamante e dall'atteggiamento comunque affettuoso e reverente del poeta.
Tuttavia, come nei riguardi di Francesca da Rimini, il confronto di Dante con i suoi personaggi si stabilisce su più livelli contrapposti: la condanna morale non impedisce l'affetto e la stima per il peccatore e la miseria del peccato costituisce l'altra faccia della nobiltà dell'animo.
"Non esiste un Dante che condanna ed uno che assolve commiserando: esiste la ricchezza sentimentale del poeta, che è l'effetto di una turbata commozione di fronte ad una morale austerità, ad una nobile azione politica e didascalica che non attenua il peccato, che non modifica il giudizio divino." (U.Bosco, note pag.230).