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Virgilio dichiara che la lupa-cupidigia continuerà a regnare fra gli uomini fino all'avvento del Veltro, un provvidenziale liberatore. Dante definisce il "Veltro" con un linguaggio volutamente ambiguo: per non schierarsi con i sostenitori dell'Impero o del papato o di un personaggio specifico, lascia nell'ombra le caratteristiche del liberatore, centrando la sua attenzione sulla certezza che, in un modo o nell'altro, Dio sarebbe intervenuto a rimettere ordine nel mondo. |
Il Veltro è descritto per mezzo di alcune sue caratteristiche:
1. v.103,104 ...non ciberà terra né peltro / ma sapïenza, amore e virtute ...
La terra rappresenta i domini terreni ed il peltro (lega di piombo e stagno) le ricchezze, mentre sapienza, amore e virtù sono gli attributi della Trinità (cfr. Inf. III).
2. v.105 sua nazion sarà tra feltro e feltro.
Il luogo di nascita del "Veltro" è un argomento particolarmente dibattuto dalla critica a causa dell'oscurità del linguaggio dantesco. Alcuni intesero "feltro" come il panno modesto delle tonache o degli abiti umili (il Veltro quindi sarebbe nato di umili origini o proveniente da ambiente ecclesiale, più specificatamente francescano), altri lo intesero come la fodera delle urne per le votazioni (quindi il Veltro sarebbe stato il frutto di un'elezione democratica o un imperatore), altri, infine, lo scrissero con la maiuscola intendendo che il Veltro sarebbe nato fra Feltre e Montefeltro.
L'identificazione del Veltro è controversa: sono stati proposti vari nomi di uomini politici, fra cui Enrico (Arrigo VII) di Lussemburgo, Cangrande della Scala, Uguccione della Faggiola, ma per nessuno vi sono riscontri certi. Similmente incerta è l'identificazione con un personaggio di ambiente ecclesiastico.