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Personaggi citati

Bonifacio VIII, papa
(Bonifazio) Inf. XIX, 53; (Lo principe d'i nuovi farisei) Inf. XXVII, 85;
(quel d'Alagna) Pd. XXX,148

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Benedetto Caetani, nato ad Anagni nel 1235, salì al soglio pontificio con il nome di Bonifacio VIII nel 1294, dopo aver convinto con l'inganno Celestino V (Pietro da Morrone) ad abdicare.
Nel 1300 istituì il Giubileo, che portò a Roma ingenti ricchezze. A Firenze favorì la parte nera, posizione che a Dante costò l'esilio, ed appoggiò la discesa angioina in Italia meridionale contro la casa tedesca di Hohenstaufen nella guerra dei Vespri siciliani.

Convinto sostenitore della supremazia universale del papato, Bonifacio si scontrò con le ambizioni di Filippo IV di Francia, che scomunicò nel 1303 dopo aver redatto la bolla "Unam Sanctam" che ribadiva la supremazia del pontefice, in quanto vicario di Cristo, su tutte le podestà della terra.
Poco dopo l'episodio noto come l'oltraggio di Anagni, in cui il papa fu sequestrato da Sciarra Colonna e Guglielmo di Nogaret su istigazione di Filippo IV il Bello, nel 1303, Bonifacio VIII morì.

In Inf. XIX,76-77 papa Niccolò III profetizza la dannazione per simonia sia di Bonifacio VIII sia del suo successore Clemente V. Quando sente arrivare Dante e Virgilio, Niccolò che non può vedere perchè tuffato a testa in giù nel foro, esclama: "...Se' tu già costì ritto, /se' tu già costì ritto, Bonifazio? / Di parecchi anni mi mentì lo scritto." (Inf. XIX,52-54).
Niccolò, infatti, che, come tutti i dannati, può leggere, nel libro del futuro, gli eventi che accadranno, ma non l'immediato futuro, non conosce il momento preciso dell'arrivo di Bonifacio che lo spingerà più giù nel foro.
La stessa condanna ribadisce con forza Beatrice in Pd. XXX,142-148.