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OMBERTO ALDOBRANDESCHI Pg. XI, 58
Cornice I - superbi

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Omberto apparteneva al ramo della antica e nobile famiglia degli Aldobrandeschi, conti di Soana e Pitigliano, un ampio territorio corrispondente all'odierna provincia di Grosseto, ed era di parte guelfa, mentre l'altro ramo della famiglia, i conti di Santafiora, era di parte ghibellina.

Figlio secondogenito del conte Guglielmo, continuò la politica del padre di opposizione alla ghibellina Siena, che dal suo feudo di Campagnatico, depredava e danneggiava, con l'appoggio dei fiorentini.

In questo personaggio Dante sintetizza uno dei molteplici aspetti del peccato di superbia: la superbia originata dall'orgoglio di appartenere ad una antica famiglia.

Pg. XI, 61-64
L'antico sangue e l'opere leggiadre
d'i miei maggior mi fer sì arrogante,
che, non pensando a la comune madre,
ogn' uomo ebbi in despetto ...

Le circostanze della morte di Omberto, avvenuta nel 1259 durante un combattimento, o, secondo alcuni, soffocato nel suo letto da sicari inviati da Siena, divennero presto leggendarie ("come i Sanesi sanno, / e sallo in Campagnatico ogni fante"Pg. XI,65-66) tanto da giustificare il carattere di esemplarità del personaggio nell'ambito della Commedia.
Il vanto familiare di Omberto non ha in sè nulla di riprovevole: diventa peccato quando degenera in alterigia, in disprezzo degli altri, dimenticando la comune origine di tutti gli uomini.