GUIDO del DUCA Pg. XIV, 76
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Nobile ravennate della famiglia degli Onesti, signori di Bertinoro, e imparentato coi Traversari e i Mainardi, di parte ghibellina, Guido fu per lunghi anni giudice in varie città della Romagna: Imola, Faenza, Rimini, Ravenna e nella stessa Bertinoro. Viene menzionato per l'ultima volta nel 1249, che si presume essere la data della sua morte. |
Pg. XIV, 81-84
però sappi ch'io fui Guido del Duca.
Fu il sangue mio d'invidia sì rïarso,
che se veduto avesse uom farsi lieto,
visto m'avresti di livore sparso.
Uno dei motivi ricorrenti di tutta la Commedia è la rievocazione, piena di rimpianto, del buon tempo passato, della società feudale e cavalleresca messa a confronto con la società comunale e mercantile in cui prevalgono spregiudicatezza di costumi e rivalità.
Il poeta ricorda "le donne e ' cavalier, li affanni e li agi / che ne 'nvogliava amore e cortesia" (Pg. XIV, 109-110), la vita, cioè spesa nella liberalità e nella elevazione intellettuale, centrata soprattutto nella ricerca "del ben richiesto al vero ed al trastullo" (Pg. XIV,93), le virtù morali indispensabili alla costruzione della convivenza civile e le virtù intellettuali necessarie ai bei costumi che rallegrano l'esistenza.
A questo scopo Dante fa nominare da Guido del Duca persone e famiglie, di parte guelfa o ghibellina, per riassumere, senza indulgere in specifici ricordi, il senso di una civiltà, fondata sulle virtù cavalleresche del "valore" e della "cortesia", che ruotava attorno alla persona di Federico II.
Pg. XVI, 115-117Illustri uomini e casate romagnole nominati da Guido del Duca:
In sul paese ch'Adice e Po riga,
solea valore e cortesia trovarsi,
prima che Federigo avesse briga;
(fosse ostacolato dalla Chiesa e dai Comuni)