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BONCONTE da MONTEFELTRO Pg. V, 85
Antipurgatorio, balzo 2 - negligenti, morti di morte violenta

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Valoroso uomo d'arme di parte ghibellina, Bonconte era figlio di Guido da Montefeltro (Inf.), condannato da Dante come consigliere di frode.
Nato ad Arezzo intorno al 1250, nel 1287 partecipò alla cacciata dei guelfi dalla città e l'anno seguente guidò le milizie ghibelline nell'imboscata di Pieve al Toppo, in Val di Chiana, dove i Senesi, colti di sorpresa, furono massacrati.

Sempre nelle file dei ghibellini aretini, comandati dal podestà Guido Novello, Bonconte combattè contro le armate fiorentine nella battaglia di Campaldino, cui parteciparono anche Dante e Corso Donati, e qui venne ucciso l'11 giugno del 1289. Al termine della battaglia, con grande meraviglia di tutti, il corpo di Bonconte non fu più ritrovato.

La prima domanda di Dante è volta quindi a sciogliere il notissimo mistero sulla fine del capitano aretino. Bonconte narra così, del suo dolore per la famiglia che l'ha dimenticato, della sua morte, del suo pentimento nel momento estremo della vita ("nel nome di Maria fini'" v.101; "la croce / ch'i' fe' di me quando il dolor mi vinse" vv.126-127), del suo cadavere travolto dal fiume Archiano, ingrossato dal furioso temporale scoppiato al termine della battaglia, la sera dell'11 giugno 1289.
La furia della natura si somma alla furia degli uomini: entrambe vane e vanificate dalla misericordia divina.