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Oreste era il figlio di Agamennone, re di Micene, e di Clitennestra. La sorella Elettra, dopo l'assassinio del padre ad opera della sua stessa sposa e dell'amante di lei, Egisto, lo affidò, ancora bambino, allo zio Strofio, re della Focide, che lo allevò insieme a suo figlio Pilade, divenuto poi il compagno inseparabile di ogni impresa. |
Il mito greco è ricordato in Ovidio (Pont. III II 69) e in Valerio Massimo (IV 7), ma la fonte di Dante per l'episodio della nobile gara di solidarietà fra i due amici è Cicerone, che ricorda, nel "De Amicitia" (VII 24), come il teatro risonasse di applausi durante la rappresentazione di una tragedia di Pacuvio, ispirata a questo episodio del mito.
Nel "De Finibus" (V XXII 63) di Cicerone è scritta la frase, "Ego sum Orestes", che in Dante costituisce l'esempio di carità gridato dalle voci nell'aria della seconda Cornice.