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Guido Cavalcanti, nato qualche anno prima di Dante, fu il rappresentante più valido della lirica stilnovistica a Firenze, e Dante compì i suoi primi esperimenti poetici sull'esempio dell'amico ("Guido, i' vorrei", Rime, sonetto LII). |
Guido aveva fama di filosofo epicureo e di ateo, come risulta da una novella del Boccaccio (Decameron, giornata VI, nov. 9) e dai suoi scritti risulta l'adesione alla dottrina averroistica.
Conoscendo la profonda amicizia che li univa e consapevole, non solo per orgoglio di padre, del valore di Guido, Cavalcante de' Cavalcanti chiede:
Inf. X, 58-60
...se per questo cieco
carcere vai per altezza d'ingegno,
mio figlio ov'è? e perchè non è teco?
e Dante risponde:
Inf. X, 61-63
... Da me stesso non vegno:
colui ch'attende là, per qui mi mena
forse cui Guido vostro ebbe a disdegno.
Guido non può accompagnare l'amico Dante nel suo viaggio ultraterreno non certo per l'inferiorità di meriti o di intelligenza, ma perchè la sua eterodossia gli impedisce di lasciarsi condurre alla scienza divina (v.63 "cui" secondo le recenti interpretazioni va sciolto in "a colei", Beatrice, la Teologia).
Anche se Guido era ancora vivo al tempo dell'inizio del viaggio il verbo al passato, "ebbe", si giustifica con la realtà che l'epicureismo di Guido era un fatto consolidato.