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Personaggi citati

Pompeo
Pd. VI, 53

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Gneo Pompeo Magno, era figlio del console Gneo Pompeo Strabone, dal quale ereditò ricchissimi possedimenti nel Piceno.
Arruolò fra i suoi contadini ed i suoi clienti tre legioni mettendole a disposizione di Silla e per questa ragione venne bandito dal Senato.

Quando Silla divenne dittatore gli conferì il comando della spedizione contro i seguaci di Mario: il successo strepitoso da lui riportato gli valse il trionfo ed il titolo di "Grande". Inviato come proconsole in Spagna, la sottomise; quindi, tornato in Italia, ottenne il consolato.
Ebbe una nuova occasione di affermare la sua abilità nella guerra contro i pirati: con la legge Gabinia ottenne l'impero proconsolare del Mediterraneo per tre anni, ma in soli tre mesi riuscì a ridurre i pirati all'impotenza. Ebbe quindi il comando della guerra contro Mitridate re del Ponto, che sconfisse, conquistando così a Roma la provincia della Siria.

Di ritorno in Italia, nel 62, Pompeo sciolse le sue truppe, ma così facendo cadde in balia del Senato che temeva la sua potenza. Per mantenere la propria influenza in politica dovette accostarsi a Licinio Crasso ed a Cesare.
Grazie a questo accordo, il cosiddetto Primo Triumvirato, Pompeo vide confermati i provvedimenti da lui presi in Asia, ma Cesare ottenne, oltre al consolato, il comando della Gallia Cisalpina e la possibilità di controllare da vicino l'Italia disarmata.

Per far concorrenza a Cesare, Pompeo sostenne a Roma la fazione di Milone contro quella del cesariano Clodio.
A Lucca nel 56 venne raggiunto un nuovo accordo fra triumviri nel quale si riconobbe nuovamente il comando a Cesare ed il consolato a Pompeo e Crasso. Alla morte di Crasso nel 53 questo equilibrio politico si ruppe e Pompeo tornò a fronteggiarsi con Cesare, che aveva appena conquistato le Gallie.

Pompeo fu chiamato dal Senato a difendere le istituzioni repubblicane, ma venne sorpreso dall'esercito di Cesare che, nel 49, passò in armi il Rubicone. Pompeo dovette, allora, rifugiarsi in Macedonia, dove organizzò un esercito ragguardevole, ma venne sconfitto a Farsalo nel 48: cercò aiuto in Egitto, ma presso la costa egiziana venne assassinato dai messi di Tolomeo XIII, che voleva conquistarsi l'amicizia di Cesare.