GIUDA Inf. XXXIV, 62
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Inf. XXXIV 61-63 |
Giuda colse la forza ideologicamente sovversiva della predicazione di Gesù, ma la interpretò a fini esclusivamente politici, senza percepire il messaggio di una Redenzione di più vasta portata.
Alla morte del re Erode, lo scontento popolare, che a stento era stato trattenuto dai suoi equilibrismi politici, esplose in tutta la sua violenza. Giuda pensò di sfruttare il crescente consenso nei confronti di Gesù, culminato nel trionfale ingresso in Gerusalemme (Matteo 21, 1-11), ma quando realizzò quanto i pensieri del Maestro fossero distanti dai suoi, il suo distacco fu definitivo.
Il Sinedrio di Gerusalemme, che già da tempo sorvegliava il gruppo degli Apostoli, individuò la frattura aperta e se ne servì: in cambio di trenta denari, una somma considerevole, fece leva sul disappunto di Giuda, per farsi consegnare Gesù.
"... Giuda Iscariota , andò dai sommi sacerdoti e disse: 'Quanto mi volete dare perchè io ve lo consegni?' E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo" (Matteo 26, 14-16).
Il momento propizio venne quando Gesù si ritirò in solitudine a pregare nell'Orto degli Ulivi.
Il segnale convenuto per il tradimento fu un bacio: Gesù allora esclamò: "Giuda con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo?". (Luca 23, 3-6). Le guardie gli furono subito intorno e Gesù fu condotto davanti al Sinedrio: la condanna a morte era ormai questione di tempo.
Compiuto il suo tradimento, tormentato dal rimorso Giuda si impiccò ad un albero.
"L'obbedienza a Chiesa e a Impero, nell'ambito delle rispettive giurisdizioni, è alla base del sistema politico-morale di Dante, sicchè ben si comprende come a coloro che direttamente si sottrassero a essa il poeta riserbi il luogo più basso del suo Inferno; cioè consideri massimo il loro peccato. Essi non sono traditori solo di uomini, ma di basilari doveri umani" (U. Bosco, Commento pag.501).