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CAPANEO Inf. XIV, 46
Cerchio 7 - girone 3 - Bestemmiatori

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Capaneo, figlio di Ipponoo e Laodice, fu uno dei sette re che combatterono contro Tebe.
La fonte diretta per la sfacciata presunzione di Capaneo è Stazio con la sua "Tebaide". Narra, infatti, Stazio che, dopo aver combattuto con valore sulle mura di Tebe, Capaneo, sicuro della sua invincibilità, arrivò a sfidare Giove.

Fulminato dal re degli dei, per la sua presunzione, morì lanciando al cielo feroci bestemmie, vinto, ma non piegato dal potere divino ("quel che cadde a Tebe giù da' muri" Inf. XXV, 15).

Dante fa di Capaneo la perfetta personificazione del bestemmiatore che, incapace di riconoscerne la superiorità, "spregiando Dio col cor, favella" (Inf. XI, 51): "la sua punizione ... consiste nella sua stessa rabbia" (U. Bosco, commento, 352).

Il peccato di bestemmia è così definito da Dante:

Inf. XI, 46
Puossi far forza nella deitade,
col cor negando e bestemmiando quella,
e spregiando natura e sua bontade.