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De Vulgari Eloquentia

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Il Convivio si chiude con una decisa difesa della lingua volgare, che, secondo Dante, può esprimere ogni sentimento e si presta anche a trattare materie scientifiche e filosofiche.
Dante si propone di creare per il volgare delle regole che lo sottraggano all'uso arbitrario e ne facciano una lingua universalmente valida.
Il "De Vulgari Eloquentia" è contemporaneo al "Convivio"; venne iniziato certamente non prima del 1304 e rimase incompiuto. E' scritto in latino, perchè si rivolge ad una cerchia di dotti, ed il termine "eloquentia", che figura nel titolo, sta ad indicare la letteratura in genere, poichè lo scopo di Dante era quello di adattare il volgare alla scrittura di ogni tipo di opera letteraria.

Alla ricerca del volgare più illustre usato in Italia, Dante esamina i volgari italici ad uno ad uno, per giungere infine alla conclusione che il volgare ideale, che deve essere "illustre, cardinale, aulico, curiale", non risiede in alcun luogo preciso, ma è quello che venne usato dagli scrittori più grandi.
Esso non si presta ad esprimere altro che soggetti di alto valore: le armi, l'amore, la rettitudine, che lo scrittore dovrà trattare nella forma della "canzone". Lo stile adeguato a questi argomenti è quello "tragico", che solo ha la profondità e la elevatezza necessarie a fare poesia.