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Orsa Maggiore (Elice)

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  • Pd. II, 7-9
    L'acqua ch'io prendo già mai non si corse;
    Minerva spira, e conducemi Appollo,
    e nove Muse mi dimostran l'Orse.

  • Pd. XXXI, 31-33
    ... i barbari, venendo da tal plaga
    che ciascun giorno d'Elice si cuopra,
    rotante col suo figlio ond'ella è vaga ...

Fra i vari nomi attribuiti dagli antichi all'Orsa Maggiore vi sono "Licaonia" e "Arcto Licaonia", che derivano da Licaone, padre o nonno della ninfa Callisto.
La costellazione è detta anche "Elice", dal nome della città natale della ninfa Callisto, che si trovava in Arcadia.

Quando Giove sedusse la ninfa, Diana, per non contaminare la purezza dei boschi e la castità delle altre sue compagne, la scacciò dai boschi a lei sacri. Callisto, o Elice, poi, fu trasformata da Giunone gelosa in un'orsa ed ancora da Giove, impietositosi, nella costellazione dell'Orsa Maggiore, mentre il figlio di Elice fu trasformato in Arturo, la stella più luminosa dell'emisfero boreale.

L'evento non fece che acuire la gelosia di Giunone, adirata perchè la nuova costellazione "orgogliosamente rivolve nella sua nuova orbita e risplende per tutto il polo".
La tradizione aggiunge che all'Orsa doveva sempre mantenersi alta nel cielo perchè le era proibito entrare nelle acque, dominio di Teti che, istigata da Giunone, le era nemica.
Boote (il "figlio" dell'Orsa Pd. XXXI, 33) era il mitico conduttore del carro, detto anche Arcturus.
All'inizio probabilmente questa denominazione, citata già nell'Odissea, si riferì alla sola stella di "Arturo", cioè il mitologico figlio che Callisto ebbe da Giove.
La sua costellazione appare come un uomo che con una mano tiene dei cani da caccia e nell'altra stringe una clava.
Boote è considerato l'"aratore", colui che conduce i buoi nei campi del cielo, e alcuni poeti lo definiscono anche "Artophilaxe", cioè "guardiano dell'Orsa".